Come lasciò scritto nel suo testamento politico, Pisacane ribadiva l’ideale mazziniano del «sacrificio senza speranza di premio»: «ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell’animo di questi cari e generosi amici… che se il nostro sacrifico non apporta alcun bene all’Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero immolarsi al suo avvenire». Ciò che contava dunque era dare l’esempio per stimolare gli animi all’azione, un’azione volta non alla mera sostituzione di un potere con un altro, bensì alla rivoluzionaria ricostruzione di una società più equa e libera.
Carlo Piasacane non si lasciò dietro nessun movimento. Esercitò tuttavia una profonda influenza sui repubblicani più giovani, sia attraverso i suoi personali collaboratori, sia dopo la sua morte attraverso i suoi scritti, questa influenza contribuì a creare il clima favorevole che accolse Bakunin arrivando a Firenze nel 1864. È significativo il fatto che sia della Fratellanza Fiorentina che della Fratellanza Internazionale, fondata più tardi a Napoli , fecero parte vecchi compagni di Pisacane.
La figura di Pisacane rimane tutt’oggi fra le più importanti del Risorgimento italiano. Ecco un estratto dal suo “Saggio sulla rivoluzione”
La miseria è la principale cagione, la sorgente inesauribile di tutti i mali della società, voragine spalancata che ne inghiotte ogni virtù. La miseria aguzza il pugnale dell’assassino; prostituisce la donna; corrompe il cittadino; trova satelliti al dispotismo.
La Natura, avendo concesso a tutti gli uomini i medesimi organi, le medesime sensazioni, i medesimi bisogni, li ha dichiarati eguali, ed ha, con tal fatto, concesso loro uguale diritto al godimento dei beni che essa produce. Come del pari, avendo creato ogni uomo capace di provvedere alla propria esistenza, l’ha dichiarato indipendente e libero.
Ogni individuo ha il diritto di godere di tutti i mezzi materiali di cui dispone la società, onde dar pieno sviluppo alle sue facoltà fisiche e morali.